La filastrocca del tempo che fu, parla di un re che ora non c’è più! Racconta di orchi, di streghe e di fate che ai tempi che furon eran già nate.
Viveva quel re in un castello imponente che sovrastava il villaggio della povera gente. Se ne stava lì comodo ad imporre tributi, senza neanche sapere da dov’eran venuti.
Organizzava balli e feste costose perché aveva tre figlie da dar come spose. Una aveva gli occhi del cielo il colore, un sorriso radioso faceva breccia nel cuore.
L’altra li aveva del color della terra ed era sempre adirata, sul piede di guerra. L’ultima li aveva del colore dei prati ma, colmi di lacrime, eran spesso bagnati.
Ognuna di loro voleva un marito diverso, ma di trovarlo non c’era alcun verso! La figlia Allegra desiderava un giullare che la facesse divertire fino a scoppiare!
La figlia Arrabbiata esigeva un lottatore che la facesse sfogare a tutte le ore! La figlia Triste sognava un mendicante perché si commuovesse nel vederlo, all’istante!
Ma non se n’eran mai visti in quel regno lì, chi si presentava non era certo così! Giungevano principi da ogni parte del mondo, ma nessuno di loro era giocondo!
Arrivavan perfino da paesi lontani, ma nessuno di loro menava le mani! Potevano impiegare anche giorni interi, ma nessuno di loro scarseggiava d’averi!
Il re decise allora d’interpellare una fata, lei forse qualche idea l’avrebbe trovata. Si rivolse ad Allegra per darle un consiglio e lei l’ascoltò senza battere ciglio.
Con la bacchetta magica si toccò il cappello e da lì ne uscì fuori una piuma d’uccello. “Se per tre volte riderà con questa piuma d’uccello, vedrai, ne son certa, sarà proprio quello!
Lo sposo ideale, giusto allorché, verrà dal cielo per giungere a te!” Sistemata una figlia, ne mancavano ancora che attendevano impazienti la loro dimora.
Un orco famoso venne chiamato dal re perché accasasse la più inquieta delle tre. Si rivolse ad Arrabbiata per darle un consiglio e lei l’ascoltò con serio cipiglio.
Toccò una gamba del suo grande sgabello e ne estrasse un enorme e sodo martello. “Se per tre volte lotterà con questo martello, vedrai, ne son sicuro, sarà proprio quello!
Lo sposo ideale, giusto allorché, verrà dalla terra per giungere a te!” C’era ora l’ultima figlia d’accontentare ed il re una celebre strega fece chiamare.
Si rivolse a Triste per darle un consiglio e lei l’ascoltò con malinconico piglio. Toccò il pentolone sopra il fornello e comparve per incanto un misero mantello.
“Se per tre volte indosserà questo mantello, vedrai, ne son convinta, sarà proprio quello! Lo sposo ideale, giusto allorché, verrà dai prati per giungere a te!”
Sposate le figlie, il re ritrovò il buonumore, una cosa ognuna gli aveva lasciato nel cuore. Allegra la gioia gli aveva insegnato, per sorridere anche senza averci pensato.
Arrabbiata la tenacia gli aveva deposto, per regnare con forza nel suo unico posto. Triste la sensibilità gli aveva affidato, per capire i sentimenti del centro abitato.
Così governò con giustizia oculata e tolse i tributi alla misera borgata. Ora comprendeva i bisogni della povera gente ed aveva imparato a sorridere anche per niente.
Finita è la filastrocca del tempo che fu, parla di un re che regnò e visse di più!
Gritta Maria Grazia
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